L'incontro tra Orlando e Tancredi risale a due anni prima, nel gennaio 1962, in occasione della grande mostra di Bill Congdon a Milano, Sala delle Cariatidi. Congdon è ovviamente l'anello di congiunzione tra i due; è lui che ha presentato Tancredi a Peggy, introducendolo in quel mondo che lui stesso ha abbandonato, e soprattutto che lo ha abbandonato, dopo la conversione al cattolicesimo del 1959. La mostra, che espone i quadri del 'nuovo' Congdon, soggetti di ispirazione cristiana, è sommersa da un mare di critiche. Lo stesso Tancredi, presentandosi ad Orlando, gli domanda: "Sei anche tu un culvertito?" riassumendo perfettamente l'atmosfera di pettegolezzi che ruotano intorno all'artista americano, a proposito del suo misticismo, ma soprattutto delle sue abitudini sessuali.
Orlando, a cui nulla sfugge negli incontri umani, è estremamente colpito da Tancredi. La sua bellezza e intelligenza gli resteranno impresse a lungo, tanto da ritornare più volte, nelle lettere a Congdon, sulla sua figura:
Io sono spesso tentato di porre fine a questa pena e questa incertezza alla stessa maniera di Tancredi. Lui non riusciva più a dipingere perché era malato, io lotto con la miseria e la incomprensione del mio destino.
(Congdon ha aggiunto alla lettera un commento in rosso, come faceva sempre nel raccogliere il proprio epistolario: "Suicidio". )