Imboccando via della Resistenza raggiungo il cancello di una grande fabbrica, appartenente al benefattore di Orlando Giancarlo Brugnolo, produttore di salumi molto conosciuto dalle nostre parti. Come fare a capire se l'anziano signore, in pensione ma sempre vigile sull'andamento dei lavori, si trova all'interno del grande complesso... Neanche a dirlo, intravvedo una carrozzina elettrica che fa la spola tra i camion che caricano e scaricano nel cortile. Sarà lui? Impossibile rincorrerlo, va troppo veloce. Guidata dagli operai, lo raggiungo nei meandri della fabbrica un po' buia- c'è un certo odore caratteristico ma no, i salami non sono appesi ai muri. Il signor Giancarlo si rialza piuttosto gagliardamente dalla carrozzina, che gli serve solo per coprire le distanze, e mi guida a vedere le opere di Orlando nel suo ufficio, di cui va orgogliosissimo. Mi mostra due teste di bronzo scolpite dal suo zio Roberto Brugnolo, docente all'Accademia di Venezia, che molte volte ha portato con sé Orlando, il povero autodidatta, a seguire le lezioni. "Ma il san Francesco migliore ce l'ho io!"
Paolo, il figlio di Giancarlo, viene convocato dal padre, che gli porge l'invito. "Orlando veniva spesso a pranzo a casa mia, l'ultima volta ha anche lasciato qui qualcosa." "Ne avevo sentito parlare! E' per caso una borsa?" Mi immagino una sportina di strasse arrotolate, o dei libri legati insieme con un nastro, nel genere di quello che è rimasto a casa di Giovanni e Maria. E invece Paolo mi consegna una grande borsa, piuttosto pesante. "Era venuto a trovarci con un gruppo di persone, per mostrare loro i quadri. Ha chiesto che gliela custodissimo, ma non è più tornato a riprendersela."
Mettiamo subito in salvo un sacchetto di corrispondenza: volantini, polaroid, opuscoli e lettere ormai incollati tra loro, che portava in giro senza alcuna connessione temporale, come sempre nel suo stile. C'è Lella che scrive ad Orlando all'epoca dell'Eremo dei giullari (non spiego oltre, così vi invoglio a leggere il libro), Orlando che scrive a Eugenio e Maria Grazia nel 2003, c'è una bellissima lettera a Raffaele Ariante, che lui stesso afferma di non avere mai ricevuto. E poi un grosso volume, parzialmente rovinato, sul De Stijl, il movimento artistico di Piet Mondrian e Theo Van Doesburg; Orlando viaggiava sempre con libri d'arte formidabili e costosi.
"Il frater A. era di stanza al Sacro Convento di Assisi quando, nel 1291 per la festa di San Francesco, Angela pellegrinò alla basilica del Santo. E fu presente quando la penitente folignate, inginocchiata nella chiesa superiore, vicino all'ingresso, proruppe in grida e parole indistinte. E la prima reazione del frate scrittore fu di un profondo senso di vergogna poiché i suoi confratelli lo conoscevano come il confessore, come il parente e come il consigliere speciale di lei. Ma di lì a poco, rimasto affascinato dalla vicenda spirituale di quella donna, la costringerà a raccontare la sua storia."