La campagna elettorale a Noventa è da poco finita, e mi verrebbe voglia di aggiungere, insieme a molti, “finalmente”; se non fosse che la campagna, che per la prima volta ho vissuto come parte attiva, è stata una bellissima avventura. Ma doveva finire, lasciandomi libera di rivelarvi che, incredibilmente, anche in questa esperienza potenzialmente insidiosa Orlando è stato sempre con me, 'manifestandosi' al suo solito modo.
Vi ho mostrato in apertura la sede elettorale della candidata Giovanna Carraro: non è altro che la casa del dottor Michelangelo Casotto, amico e sostenitore della prima ora di Orlando. La casa, attualmente in vendita, ha ospitato molti suoi quadri ed ha le piastrelle dell’ingresso decorate da lui, con un motivo che ricorda il periodo geometrico della pittura greca.
Mi direte che Orlando ha dipinto in ogni angolo di Noventa, ma per me comunque rimangono delle coincidenze che non sono coincidenze. E quando me ne andavo in giro, oltre ai grandi loghi con i nomi delle liste, vedevo lui di sottofondo.
Colgo l'occasione per affrontare un tema tutt’altro che secondario, per chi voglia comprendere la figura singolare di Orlando Tisato: il suo rapporto con le istituzioni, nei luoghi in cui ha vissuto, e la sua dimensione sociale che, secondo gli Spellani, che hanno avuto modo di conoscerlo a fondo negli ultimi anni, era addirittura più importante di quella artistica, per la sua comunità.
Se vuoi vivere in armonia con gli uomini, verifica ciò che hai in comune. Diffida di tutte le istituzioni; hanno sempre sacrificato l’Individuo alla loro conservazione.
Le istituzioni umane hanno spesso sacrificato l’uomo: questo è il peccato del mondo e la sua tristezza.
… La folle stupidità della politica, sempre la stessa anche quando cambia colore e l’uomo- l’artista vale solo quando si lascia portare come “fiore all’occhiello”-
«L’autorità interiore, non quella del parroco o del sindaco, no, no, l’autorità interiore. Arrivano tre fichi in amministrazione e dintorni: ecco, allora è una bella speranza, vedremo finalmente le logge ripulite; so’ pericolose, da un momento all’altro possono cadere a pezzi. Dico: gliela do io una botta de olio! No, dicono, tu non devi. E allora chiedo alla signora assessora, con la benedizione: “Avrei bisogno di fare uno studio aperto, nelle logge, capite?” Per la gente che passa, in estasi, gente americana, la crema della cultura internazionale… Col Festival dei Due mondi fanno il giretto dell’Umbria e passano per Spello… e Spello dorme! Allora io, fico internazionale, mi perdo un’occasione del genere? M’invento la storia che voglio lavorare all’aperto: mi dicono di sì, tutti contenti, però dopo due giorni… Oh sì, ho esagerato! Perché con le carte mie, quelle che svolazzano al vento… Un incendio, era!
E me so’ fatto anche una capannuccia per dormire, perché mi piace dormire fuori di casa, ogni tanto, visto che in villeggiatura ci vado poco… E mi arriva il capo delle guardie, e dice che devo sbaraccare! Dico che ho i permessi, ho i timbri; niente da fare! Via, via! Allora corro al Palazzo, ma il Palazzo non capisce, non si ricorda; allora dico: me voi proprio pijà pei fonnelli, e mi son messo a scrivere, perché io sono ancora convinto della libertà, e l’ho sempre scritto sui muri, per questo Spello li vuole puliti; e allora ho scritto che Gesù dice che è venuto a portare il fuoco, Gesù, e vuole che arda!»
Scriveva all’amica Paola Tacconi:
Non abbiamo mai giocato con i “fiori”, abbiamo colto solo serpullo e mentuccia: il mistero di Spello. Odori caduti nel gorgo della “crema”. “L’asinello de Diamantibus*” è ancora lo stemma più autentico di noi, innamorati folli di bellezza vera.”
*Riferimento ironico a due lapidi esposte sulla parete esterna di un palazzo spellano: una antica recante la scritta “de Diamantib”, l’altra, moderna, con inciso un umile asinello dalle parole LABOR, PATIENTIA, SILENTIUM