Mi lascia nelle buone mani di Ida, assistente sociale ora in pensione, in prima linea in tutte le iniziative della comunità, e di Joyce, la "nipotina" che abita insieme a lei con la mamma Rebecca, originaria del Centrafrica, più due gatti magnifici. Ho occasione di conoscerli perché mi invitano subito a pranzo. Mentre Ida provvede alla spesa per l'ospite capitata all'ultimo, Joyce mi guida nel suo giro personale di Catania. Incominciamo dalla fera o' luni, il grande mercato.
Sono di ritorno appena in tempo dal pranzo allegro con Ida, Rebecca e Joyce, che non vede l'ora di andare al mare; un po' la invidio, ma continui a ripetermi "non sono qui in vacanza". Sto per incontrare Paola e Nino, le persone che dopo Don Pippo hanno avuto la conoscenza più profonda di Orlando. Sono una coppia calorosa e simpatica, mi portano subito a fare un corso accelerato di bellezze, tra Aci Castello, Acitrezza e Acireale. Nino, insegnante di Lettere, mi mostra la cala in cui i suoi alunni hanno varato una barchetta, costruita con le loro mani.
Paola vede che sono un po' stanca, ci sediamo su una panchina davanti ai faraglioni di Acitrezza, parliamo a lungo di loro, Orlando e Lella. Nei primi anni Ottanta, laureata in medicina, Paola si era trasferita in Umbria per la specialistica all'ospedale di Perugia. Don Pippo l'ha subito indirizzata a Lella: andava a trovarla regolarmente, beneficiando dei suoi consigli e dei suoi saggi ammonimenti. Orlando, come al suo solito, era più pungente, non mancava di punzecchiarla nel suo entusiasmo un po' sentimentale di giovane impegnata. «Ma la sera in cui mi sono rifugiata da loro distrutta, dopo che non eravamo riusciti a salvare la vita di un bambino, lui non mi ha detto proprio niente, mi ha solo stretto in un grande abbraccio, quello di cui avevo bisogno.»
Mi lasciano alla parrocchia alla sera, ci rivedremo domani per andare sull'Etna. Mentre il sole tramonta, mi avventuro per il viale, attraverso San Berillo per raggiungere la Via Etnea, il salotto buono della città che mi rassicura come turista. San Berillo, invece, inizia a farmi un po' paura: mi hanno detto che è una zona difficile, non sarà pericoloso quando tornerò indietro? Attraverso quello che rimane dello storico quartiere della prostituzione: di fronte ad ogni soglia c'è una vecchia sedia di plastica su cui siede una donna, a qualsiasi ora. Le ritrovo tali e quali l'indomani, nel mattino della domenica, quando esco fuori dopo una notte tranquilla; sono sana e salva, ovvio, nessuno si è arrampicato fino alla mia terrazza. Quello che mi stupisce, più di tutto, è come abbiano il coraggio clienti e prostitute di entrare nelle case fatiscenti.
Speriamo che questo quartiere ci inviti, Orlando ed io, a presentare la sua biografia.