Quando riapro gli occhi il treno è fermo di fronte alla massa scura dell'acqua. Intuisco che quelle laggiù in fondo sono le luci della terra di Sicilia, e mi commuovo.
Arriviamo a Catania intorno alle undici della mattina, il mio indirizzo dev’essere vicino, seguendo un lungo viale di palazzi in pietra lavica, sventrato a metà dalle solite brutte costruzioni che infestano i paraggi delle stazioni. "Chiesa del crocifisso e della buona morte", in Piazza Falcone: un nome così sembra un condensato di sensibilità religiosa barocca, ed invece scoprirò che è dovuto ad un fatto storico- era il sito delle esecuzioni capitali in età borbonica- e che gli orientamenti della parrocchia vanno in tutt’altra direzione.
Don Giuseppe Gliozzo, Don Pippo, mi accoglie e mi invita a sistemarmi subito, all’ultimo piano dell’edificio parrocchiale. «Non posso ospitarti nella stanza di Orlando, perché la stiamo utilizzando per una raccolta di vestiario.»
Orlando ha soggiornato qui quattro volte, nel 1977 in ‘viaggio di nozze’ con Lella, da solo nel 1997 , nel 1998 e infine nel 2001. Le stanze danno su una grande terrazza, dalla quale si vedono le facciate altissime, della caratteristica pietra scura, che si perdono in lontananza verso piazza Stesicoro e la via Etnea. In piena luce del sole, accecante, come solo in Sicilia.
Orlando sognava di sistemarsi in pianta stabile da loro, chiamava la stanza all'ultimo piano "eremo del Povero": si capisce che non siamo in una parrocchia qualsiasi. Che cosa fate, di così speciale?
«Non facciamo assolutamente niente.» mi risponde Don Pippo- beh, me lo aspettavo. Lui e Don Carmelo stanno insieme alle persone, condividono la vita e la fede nello spirito di Charles de Focauld, che hanno conosciuto a Spello con Carlo Carretto e i Piccoli Fratelli del Vangelo. In quelle frequentazioni assidue hanno stretto una profonda amicizia con Lella, e successivamente con il marito di lei, Orlando.
La spiritualità di Don Pippo è radicale, come quella di altri preti 'di frontiera' suoi amici, Padre Greco e don Ruggeri; sarebbe quasi sovversiva, se lui non la vivesse fino in fondo con la massima naturalezza, senza badare alle chiacchiere. Al centro della vita della comunità cristiana mette la Parola: celebra un'unica messa, alla domenica mattina, ma in quella occasione si riuniscono tutti gli amici, cantando e facendo festa insieme, come una vera famiglia. Nello stare accanto alle persone, senza 'fare niente', Don Pippo si è ritrovato a rivoluzionare il Seminario minore di Catania, ad attrarre svariati studenti del liceo in cui insegnava, assistere i tossicodipendenti, accogliere ed ospitare i primi Senegalesi immigrati, sprovvisti di tutto, animare i Fratelli dell'Elpìs, omosessuali credenti, e di recente ad aprire un dialogo con il mondo della prostituzione, a cui appartengono alcuni suoi parrocchiani, dello storico quartiere di San Berillo.
Adesso avete capito perché siamo venuti a Catania. Orlando, vecchio "ragazzo di strada", li preferiva per forza a tutte le altre chiese del mondo.
Le scoperte catanesi continuano...